Preghiera di liberazione di Padre Amorth

domenica 10 marzo 2013

IL SISTEMA BANCARIO SPIEGATO AD UN BAMBINO - Blog di frontediliberazionedaibanchieri

IL SISTEMA BANCARIO SPIEGATO AD UN BAMBINO - Blog di frontediliberazionedaibanchieri

Studentesse e sesso a pagamento: la storia (brutta) di Ilaria



Studentesse e sesso a pagamento: la storia (brutta) di Ilaria
Un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle loro possibilità



L'ultima volta che ho visto Ilaria è venuta a raccontarmi di aver «quasi finito la sua tesi di laurea; pronta a partire per gli Usa». Una studentessa come molte altre: voti discreti, in regola con gli esami, una mamma svedese, voglia di girare il mondo, grande curiosità, molto bella.
Aggiungo questa notazione perché Ilaria (solo il nome è di fantasia) un po' per pagarsi l'università da «fuori sede», un po' di più per vivere al di sopra delle sue possibilità, più e meno virtualmente si fa pagare (o ricompensare) per le sue prestazioni sessuali, perché, come dice lei, «qualcuno si deve prendere cura del mio tempo».
È un fenomeno in espansione anche nelle nostre università. Tenuto sotto traccia da una certa finta pudicizia tutta milanese. Già acclarato e in parte descritto in molti campus, soprattutto nel mondo anglosassone, ma presente anche in Asia.
Un recente studio condotto in alcune università statunitensi indicava che una ragazza su dieci avesse fatto sesso, almeno virtuale, a pagamento negli anni di studio. Sono soprattutto le prestazione sessuali via Internet in esponenziale aumento. Per molti (più o meno benpensanti) tutta questa storia si deve ridurre a semplice prostituzione e quindi a una prostituta.
Purtroppo o per fortuna le cose sono molto più complesse e questo comportamento va studiato poiché è, anche, lo specchio della città e della civiltà contemporanea in cui viviamo e del distorto rapporto tra corpo e denaro.
Ilaria, come altre, vive un suo avere con molti o moltissimi fidanzati in un susseguirsi di rapporti più o meno brevi e più o meno regolati da regali o denaro, semplicemente in conseguenza del suo trasporto per l'altro o per la generosità del suo partner. Vive tra l'università e la notte milanese che l'accoglie nei sui vestiti scintillanti e firmati dentro i suoi locali più trendy, in un continuo girovagare notturno. Ilaria, come molte sue amiche, è fin troppo superfluo dirlo, non si sente una prostituta, non si sente nulla.
In una liquidità sociale completa e con un'identità mutevole e sovrapponibile, vive questo rapporto con il proprio corpo e con gli altri. Interpreta, anche così, la sua permanenza a Milano come studentessa. Eh sì, difficile da digerire. I paradigmi cambiano. Nessun senso di colpa.
Nelle sue parole anche un sottinteso che racconta come per alcune professoresse o compagne più grandi è troppo appariscente e interessata alle scarpe per essere intelligente. Si tratta innanzitutto di alzare un velo su questo fenomeno e invece di fare finta che non esista, provare a comprenderlo, senza condanne a priori poco utili; continuare a parlarsi, creare un ambiente e una città dove sia possibile per tutti potersi confrontare senza la paura di anatemi morali.
di STEFANO BLANCO
direttore del Collegio universitario di Milano - 16 giugno 2012

domenica 1 maggio 2011

Santa Caterina Da Siena e l’omosessualità schifata dagli stessi demoni


SantaCaterina  Da Siena e l’omosessualità schifata dagli stessi demoni


Caterina nasce a Siena nel 1347. Ultima dei venticinque figli del tintore Jacopo Benincasa, a dodici anni è promessa a un giovane senese, ma la giovane rifiuta il matrimonio combinato dai genitori (secondo le consuetudini del tempo), e per apparire meno bella si taglia i capelli. La reazione dei genitori è molto dura: la obbligano ai lavori più umili e pesanti. La punizione familiare cessa quando il padre, vedendola pregare, si rende conto che non è come le altre figlie. Libera di seguire la sua strada, veste l’abito delle Mantellate del Terzo Ordine domenicano e per tre anni si ritira in silenzio quasi assoluto nella sua casa. A vent’anni le appare Gesù con Maria e altri santi, le pone l’anello nunziale al dito e, in una successiva visione, le chiede di dedicarsi al rinnovamento della Chiesa. Caterina inizia così il suo impegno nella vita pubblica, percorrendo le strade non solo della Torino e dell’Italia. Numerose  personalità del tempo, uomini e donne, politici e cardinali, religiosi e laici, sono ... 
...  toccate dal suo carisma e si stringono attorno a lei, scegliendola come loro madre e maestra. Pur essendo semianalfabeta, detta un importante trattato di mistica, numerose lettere e poesie, indicando Gesù come guida e modello per tutti. La sua carità verso i poveri e i malati, l’assistenza ai condannati a morte e le conversioni che seguono, attirano l’attenzione e l’entusiasmo del popolo semplice che la ritiene una santa, ma le procurano alcune calunnie e persecuzioni.
A Pisa, nella Chiesa di Santa Cristina, nel 1375, riceve le stimmate, quale segno della sua perfetta identificazione con il Crocifisso; cinque piaghe che rimangono invisibili per significare i dolori soprattutto morali che avrebbe sopportato per l’unità della Chiesa. Le sue lettere raggiungono anche il papa (lo chiama “il dolce Cristo in terra”) che risiede esule ad Avignone, chiedendogli di porre fine al lungo esilio e fare ritorno a Roma. Stremata dalla fatica di una vita intensa, Caterina si spegne a Roma il 29 aprile 1380 a soli trentatré anni.
Canonizzata nel 1491, è proclamata dottore della Chiesa da Paolo VI nel 1970. Insieme a Francesco d’Assisi è patrona d’Italia e dal 1999 è anche compatrona d’Europa, insieme a Edith Stein e Brigida di Svezia, Benedetto di Norcia e Cirillo e Metodio. Protettrice delle infermiere italiane, è invocata dalle donne contro l’asportazione del seno, nonché contro la cefalea e le pestilenze. Anche la grande santa Caterina da Siena (1347-1380), maestra di spiritualità e Dottore della Chiesa, condannò in maniera veemente l’omosessualità. Nel suo Dialogo della divina Provvidenza, in cui riferisce gli insegnamenti ricevuti da Gesù stesso, ella così si esprime sul vizio contro natura: “Non solo essi hanno quell’immondezza e fragilità, alla quale siete inclinati per la vostra fragile natura (benché la ragione, quando lo vuole il libero arbitrio, faccia star quieta questa ribellione), ma quei miseri non raffrenano quella fragilità: anzi fanno peggio, commettendo il maledetto peccato contro natura.
Quali ciechi e stolti, essendo offuscato il lume del loro intelletto, non conoscono il fetore e la miseria in cui sono; poiché non solo essa fa schifo a Me, che sono somma ed eterna purità ( a cui tanto abominevole, che per questo solo peccato cinque città sprofondarono per mio giudizio, non volendo più oltre sopportarle la mia giustizia), ma ispiace anche ai demoni, che di quei miseri si sono fatti signori. Non è che ai demoni dispiaccia il male, quasi che a loro piaccia un qualche bene, ma perché la loro natura è angelica, e perciò schiva di vedere o di stare a veder commettere quell’enorme peccato”.
Don Marcello Stanzione

martedì 19 aprile 2011

BXVI: Corpo e spirito, campi gravitazionali, purezza e amore. L'ascesa all'altezza di Dio è fatta di concretezza


BXVI: Corpo e spirito, campi gravitazionali, purezza e amore. L'ascesa all'altezza di Dio è fatta di concretezza

BXVI: Corpo e spirito, campi gravitazionali, bassezza ed elevazione. Purezza ed ascesa all'altezza di Dio sono fatte di concretezza, quella psicofisica umana, che “si lascia toccare” dall'amore di un Dio in carne e ossa - di Simonetta Castellano
Nell'omelia del Papa, infatti, si ritrova una sintesi chiarissima della grande concezione classica di unità del creato nella sostanziale identità tra microcosmo e macrocosmo, di corrispondenza tra interiore ed esteriore, di reciproca attrazione tra visibile ed invisibile.
E si respira un'aria nuova di resurrezione del corpo alla sua dignità cristologica e sacramentale: gli “elementi concreti” della corporeità: le mani, il cuore, il volto “appartengono alla nostra ascesa” e senza di essi “non possiamo essere sollevati in alto” - dice senza mezzi termini papa Ratzinger, demolendo così la superbia clericale di poter essere “puro spirito” spogliandosi del corpo.
Corpo e spirito, campi gravitazionali, bassezza ed elevazione. Per Benedetto XVI purezza ed ascesa all'altezza di Dio sono fatte di concretezza: la concretezza psicofisica umana, che “si lascia toccare” dall'amore di un Dio, che si è fatto carne. E da un amore, che attrae tutto l'essere umano, proprio nel centro unitario di sé, “se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio” con le nostre idee umane di purezza e di elevazione.
L'essere umano – ha ricordato il Papa - è sintesi unitaria e cosciente delle forze universali, “centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito e in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui”. E c'è poco spazio – si vede bene in questa sola battuta - per le pretese clericali di superiorità spirituali sulla carne, in una identità umana dove è costitutiva una tale inscindibile e caratterizzante unità. Così come si vede bene che nell'essere umano il dinamismo unificante delle potenze interiori è una risposta costitutiva all'attrazione divina, per cui non è con una propria scelta di vita che si possa dare o non dare totalmente il proprio cuore a Dio. Si può soltanto essere o non essere totalmente “sorretti dalle sue mani”, perché è soltanto Lui che “ci tira verso l’alto”.
Noi da soli – insiste il Papa - siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. La forza di gravità che ci tira in basso è potente: proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto.” Ciononostante, - rimarca benedetto XVI - “da sempre gli uomini sono stati ricolmi – e oggi lo sono quanto mai – del desiderio di "essere come Dio", di raggiungere essi stessi l’altezza di Dio”.
Eppure, spiega ancora il Papa: “I Padri hanno detto che l’uomo sta nel punto d’intersezione tra due campi di gravitazione. C’è anzitutto la forza di gravità che tira in basso – verso l’egoismo, verso la menzogna e verso il male; la gravità che ci abbassa e ci allontana dall’altezza di Dio. Dall’altro lato c’è la forza di gravità dell’amore di Dio: l’essere amati da Dio e la risposta del nostro amore ci attirano verso l’alto.”
Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito. “Secondo la concezione biblica e nella visione dei Padri”, che sono il punto di riferimento della concezione del Papa, “il cuore è quel centro dell’uomo in cui si uniscono l’intelletto, la volontà e il sentimento, il corpo e l’anima. Quel centro, in cui lo spirito diventa corpo e il corpo diventa spirito; in cui volontà, sentimento e intelletto si uniscono nella conoscenza di Dio e nell’amore per Lui.” Non c'è niente, cioè, che sia diviso, niente che sia impuro nell'intima dinamica universale, che dà ordine e coesione al cosmo, attirando nella “forza di gravità dell’amore di Dio” un essere umano, che è unificazione di materia e spirito, posto “nel punto d’intersezione tra i campi gravitazionali” dell'abbassamento nella superbia e dell'attrazione nell'amore.
Egli ci tira verso l’alto. Nell’essere sorretti dalle sue mani ci dà il giusto orientamento e la forza interiore che ci solleva in alto.” Per questo, “abbiamo bisogno dell’umiltà della fede, che cerca il volto di Dio e si affida alla verità del suo amore.” E' questa la verità del rapporto d'amore tra Dio e l'umanità, per cui l'essere umano è purificato e redento non quando si spoglia del corpo per assomigliare ad un puro spirito, ma quando dice di sì all'unione con lo Spirito divino, che scende nel suo corpo per attrarlo totalmente a Sé.
Ma nella sua contrapposizione alla mentalità manichea anticristiana, che vede nello spogliarsi del corpo un'atto di purificazione per assomigliare a Dio, Benedetto XVI arriva fino a demolirne il valore di fondamento della disarticolazione dei piani universali della creazione, illuminando la verità che si osserva misticamente nel punto di intersezione della croce, nel cuore del Crocifisso: l'infinitamente grande, come l'infinitamente piccolo; in alto, come in basso; la visione interiore, come l'osservazione cosmica e il corpo umano congiunto a quello divino nel sacramento delle nozze eterne dell'Agnello, affinché l'essere umano possa“ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità”.
Nell'omelia del Papa, infatti, si ritrova una sintesi chiarissima della grande concezione classica di unità del creato nella sostanziale identità tra microcosmo e macrocosmo, di corrispondenza tra interiore ed esteriore, di reciproca attrazione tra visibile ed invisibile. E si respira un'aria nuova di resurrezione del corpo alla sua dignità cristologica e sacramentale: gli “elementi concreti” della corporeità: le mani, il cuore, il volto “appartengono alla nostra ascesa” e senza di essi “non possiamo essere sollevati in alto” - dice senza mezzi termini papa Ratzinger, proseguendo così nella lezione.
Gli elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa di esseri umani. “Il Salmo processionale numero 24, che la Chiesa ci propone come "canto di ascesa" per la liturgia di oggi, indica alcuni elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto: le mani innocenti, il cuore puro, il rifiuto della menzogna, la ricerca del volto di Dio.”
“Questo "cuore" deve essere elevato. Ma ancora una volta: noi da soli siamo troppo deboli per sollevare il nostro cuore fino all’altezza di Dio. Non ne siamo in grado. La forza di gravità che ci tira in basso è potente: proprio la superbia di poterlo fare da soli ci tira verso il basso e ci allontana da Dio. Dio stesso deve tirarci in alto.”
Gli elementi concreti dell'ascesa sono efficaci “soltanto se ci lasciamo toccare ed interpellare dal suo amore”. La concretezza dell'essere psicofisico umano e dello spirito d'amore di un Dio incarnato che ci tocca, - sui quali insiste il Papa - devono indurci ad accettare che il nostro rapporto umano con Dio è fatto di “elementi concreti, che appartengono alla nostra ascesa e senza i quali non possiamo essere sollevati in alto”: le mani, il cuore, il volto. Se ciò accade, non soltanto riscopriamo la nostra identità di esseri corporei, rientrando in noi stessi, ma iniziamo anche a poter realmente comprendere il Dio che si è fatto carne e a poter realmente assumere quello che è l'atteggiamento interiore determinante della nostra ascesa: l'adorazione del Suo Corpo.“Tutti questi elementi dell’ascesa sono efficaci soltanto se in umiltà riconosciamo che dobbiamo essere attirati verso l’alto; se abbandoniamo la superbia di volere noi stessi farci Dio.”
Come l'uomo può ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità. “La questione di come l’uomo possa arrivare in alto, diventare totalmente se stesso e veramente simile a Dio, ha da sempre impegnato l’umanità. È stata discussa appassionatamente dai filosofi platonici del terzo e quarto secolo. La loro domanda centrale era come trovare mezzi di purificazione, mediante i quali l’uomo potesse liberarsi dal grave peso che lo tira in basso ed ascendere all’altezza del suo vero essere, all’altezza della divinità.”
Riconoscete dunque che la forza dell’uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all’altezza del divino, all’altezza a lui adeguata. “Sant’Agostino, nella sua ricerca della retta via, per un certo periodo ha cercato sostegno in quelle filosofie. Ma alla fine dovette riconoscere che la loro risposta non era sufficiente, che con i loro metodi egli non sarebbe giunto veramente a Dio. Disse ai loro rappresentanti: Riconoscete dunque che la forza dell’uomo e di tutte le sue purificazioni non basta per portarlo veramente all’altezza del divino, all’altezza a lui adeguata. E disse che avrebbe disperato di se stesso e dell’esistenza umana, se non avesse trovato Colui che fa ciò che noi stessi non possiamo fare; Colui che ci solleva all’altezza di Dio, nonostante tutta la nostra miseria: Gesù Cristo che, da Dio, è disceso verso di noi e, nel suo amore crocifisso, ci prende per mano e ci conduce in alto.”
Ecco, infine, da che parte si schiera la preghiera del Papa: “Noiandiamo in pellegrinaggio con il Signore verso l’alto. Siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio. Manifestiamo al Signore il nostrodesiderio di diventare giusti e Lo preghiamo: Attiraci Tu verso l’alto! Rendici puri! Fa’ che valga per noi la parola che cantiamo col Salmo processionale; che possiamo appartenere alla generazione che cerca Dio, "che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe" (Sal 24,6). Amen.” Benedetto XVI è il sacerdote che non ritiene di avere già acquisito la purezza divina nel suo corpo e il possesso definitivo dell'unione con Dio da difendere separandosi dal resto del popolo di Dio, ma dice: “siamo in ricerca del cuore puro e delle mani innocenti, siamo in ricerca della verità, cerchiamo il volto di Dio” e prega “Attiraci Tu verso l’alto! Rendici puri!”(>BXVI, Omelia Domenica delle Palme, 17.4.2011)
Come dice la liturgia delle ore di oggi: “Tenendo fisso lo sguardo su Gesù”. In queste celebrazioni pasquali, guardando il corpo di Cristo che pende dalla croce, penserò all'atto di adorazione di un Dio puro spirito, che il nostro clero compie nell'illusione di “farsi come Dio” e nel rifiuto della croce su cui il Cristo vive quell'amore divino che dona il corpo nell'atto matrimoniale, che è sacramento di ricongiumento universale. Il sacerdozio di Cristo consiste in questo atto matrimoniale d'amore incarnato e nella chiesa di Cristo non ci sono sacerdoti che vivano il Suo sacerdozio. E pregherò con l'orazione finale della liturgia di oggi: “Orazione - Concedi a questa tua famiglia, o Padre, di celebrare con fede i misteri della passione del tuo Figlio, per gustare la dolcezza del tuo perdono.”


venerdì 25 marzo 2011

La fede


Tutto è Provvidenza
Il Santo di Dio
Solo il Signore può guarire certe malattie
Le più pericolose possessioni

TUTTO È PROVVIDENZA
È scritto nel Nuovo Testamento: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno» (Lettera di Paolo ai Romani 8,28). E poi ancora: «Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché una volta superata la prova riceverà la corona della vita che il Signore ha promesso a quelli che lo amano» (Lettera di Giacomo 1,12).
Dio, il Padre buono, per rendere meno gravose le azioni di Satana e degli uomini non le lascia passare senza trarre da esse un merito per chi le subisce. Anche Satana infatti, che si crede libero di fare, di torturare e di competere con Dio, finisce per servire ai disegni divini facendo brillare più vive che mai le virtù di coloro che tendono alla santità.
Non c’è che un solo Signore: tutto è a Lui soggetto. Anche l’Avversario, il diavolo, è costretto a riconoscersi inferiore ed a sottostare alla divina Potenza. Volendo nuocere a Dio, in realtà il demonio lo serve, perché aumenta la schiera dei santi che egli tenta per farli cadere, ma che sanno resistergli esercitando in tale prova le loro virtù. Così, coloro che aspirano alla santità, i quali senza l’esame della tentazione sarebbero rimasti al primo grado dell’amore, per opera del demonio divengono più meritevoli di gloria, lottando contro le sue insidie che sono tanto più forti e frequenti quanto più capisce che essi sono prede che gli sfuggono. Ecco perché tutto è Provvidenza che segue un disegno di bene per ciascuno, anche se a volte noi, creature limitate, non lo comprendiamo.
Capire che tutto è Provvidenza è difficile per chi è sotto la prova del dolore. Occorre infatti fare continui atti di fede, di speranza e di carità per credere che: «Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Lettera di Paolo ai Romani 8,28) e così riuscire ad amare il Signore come Egli merita con la speranza di ricevere un’eterna e grande ricompensa.

IL SANTO DI DIO
Gesù è il vero Salvatore, il vero ed unico Profeta dell’umanità, il vero Maestro (Vangelo di Matteo 23,10), poiché Egli, pur essendo uomo, è anche Dio. Non potevano i profeti dire di loro stessi ciò che Gesù disse di Sé (Atti degli Apostoli 13,25). Egli è infatti l’Atteso, il Promesso, il Redentore, il Dio con noi (Libro di Isaia 7,14; Vangelo di Matteo 1,23; Vangelo di Giovanni 7,46)«In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (Atti degli apostoli 4,12).
Abbiamo già udito la Chiesa, che predica Gesù Cristo, dire: «Preparate la via del Signore! ecco il Signore Iddio che viene! Come un pastore, l’Agnello della vera Pasqua, pascola il suo gregge»(Vangelo di Matteo 2,6; 3,3.11). Giovanni Battista, incontrando Gesù, parlò chiaro e disse: «Io ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me?... Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me… Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio» (Vangelo di Matteo 3,14; Vangelo di Giovanni 1,29-30.32-34). Molti, durante il Battesimo di Gesù, udirono queste divine parole: «Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto»(Vangelo di Marco 1,11) e videro balenare il cielo di una luce che scendeva in forma di colomba(Vangelo di Matteo 3,16).
Gesù parla a noi per ordine di colui che lo ha mandato (Vangelo di Giovanni 4,34; 5,36-38; 7,16-18; 8,26-28; 12,48-50). Secondo il mondo Egli è il figlio di Maria e Giuseppe della stirpe di Davide, nato a Betlemme Efrata come dicono le promesse (Libro di Michea 5,1; Vangelo di Matteo 2,6), detto nazareno perché a Nazaret ebbe casa (Vangelo di Matteo 2,23). Secondo il Padre Gesù è il suo Inviato, il suo Diletto, il Figlio che si è sacrificato per il mondo, affinché il mondo sia consacrato a Dio e lo chiami «Padre». Questo la Chiesa lo sa e lo proclama da venti secoli, dall’inizio della sua storia.
Ma perché l’uomo dubbioso sia confermato e quello incredulo scosso, ecco che il Signore fa parlare perfino i demoni che lo temono e lo odiano. Dice l’evangelista Marco: «Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio”. E Gesù lo sgridò: “Taci! Esci da quell’uomo”. E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: “Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!”. La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea» (Vangelo di Marco 1,21-28).
Anche gli spiriti immondi, oggi come allora, confermano che Gesù è il «Santo di Dio»! poiché non vi è altro nome sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati. In nessun altro c’è salvezza se non in Gesù Cristo, Figlio di Dio, Eterno come il Padre e lo Spirito Santo, unico Mediatore fra il cielo e la terra (Atti degli Apostoli 4,12; Prima Lettera a Timoteo 1,5). Di fronte all’incredulità e perfino all’ostilità di molti farisei e dottori della legge, i quali non credevano alle parole del Maestro e nemmeno all’origine divina dei suoi miracoli, ecco che Egli fa parlare il demonio, presente nello spirito del posseduto di Cafarnao. Se non credevano alla parola del Messia e ai suoi miracoli, dovevano almeno credere agli indemoniati, i quali dovevano per forza riconoscere nel Cristo il loro eterno antagonista. Già vinti da Dio con l’Immacolata Concezione, i demoni sarebbero stati definitivamente sconfitti dal Figlio, dopo il sacrificio sulla croce, quando le porte degli inferi si aprirono e molti spiriti risuscitarono (Vangelo di Matteo 27,52-53).
«Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio»! Sembra paradossale, ma a volte molte persone sono peggiori degli spiriti immondi, i quali almeno, pur non amando il Cristo, lo riconoscono come il «Santo di Dio». Se infatti l’uomo d’oggi riconoscesse che Gesù è il Signore, molti errori sarebbero riparati, molti mali evitati, molte ignoranze colmate, molte battaglie vinte. Molte pene sarebbero evitate se l’uomo sapesse ripetersi queste parole del Salmo 94: «Venite, applaudiamo al Signore, acclamiamo alla roccia della nostrasalvezza. Accostiamoci a lui per rendergli grazie, a lui acclamiamo con canti di gioia. Poiché grande Dio è il Signore, grande re sopra tutti gli dèi. Nella sua mano sono gli abissi della terra, sono sue le vette dei monti. Suo è il mare, egli l’ha fatto, le sue mani hanno plasmato la terra. Venite, prostrati adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha creati. Egli è il nostro Dio, e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. Ascoltate oggi la sua voce: “Non indurite il cuore”» (Salmo 94,1-8).
Sì, il Signore è il nostro Dio e noi siamo il suo popolo, il gregge che Egli pasce. Non lasciamoci superare dai demoni che sono costretti ad ammettere l’esistenza di Dio ed a temerlo! Inchiniamo i nostri spiriti davanti alla santità dell’Altissimo, ascoltiamo la sua Voce e non induriamo il nostro cuore. Non imitiamo i malvagi di questo mondo «che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra» (Lettera ai Filippesi 3,19).
Il Dio che ci ha creati ci ha anche salvati e ci ha dato la possibilità di riscattare il male commesso, con la grazia ricevuta e la buona volontà. Infatti, come è scritto nel libro di Mosè, il Signore suscitò un Profeta in mezzo al suo popolo e pose sulle sue labbra le divine parole, in modo che le pecore seguissero il loro Pastore (Vangelo di Giovanni 10,16). Quel Profeta atteso e promesso è Gesù, il Verbo Dio. Chi lo ascolta ama se stesso e si salva. Chi crede in Lui ha la vita eterna (Vangelo di Giovanni 3,36; 5,24). Ecco le parole rivelate a Mosè: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto… Io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò. Se qualcuno non ascolterà le parole, che egli dirà in mio nome, io gliene domanderò conto» (Libro del Deuteronomio 18,15.18-19).
Ascoltiamo dunque il Signore, ascoltiamo la sua Parola. Non facciamo come quei farisei e dottori che non credevano nemmeno davanti all’evidenza di un miracolo. Perfino i demoni ci spingono a riconoscere in Gesù il «Santo di Dio». Cerchiamo con tutto il cuore di appartenere a quella generazione che non passerà, prima che tutte le promesse si compiano, lo Spirito si effonda e il Figlio di Dio venga (Vangelo di Marco 13,30).

SOLO IL SIGNORE PUÒ GUARIRE CERTE MALATTIE
Nello stesso miracolo dell’indemoniato di Cafarnao, come in quello della donna curva da diciott’anni(Vangelo di Luca 13,10-17) e in altri segni prodigiosi, molti predicatori e teologi moderni negano che il demonio possa essere autore di infermità fisiche e portare malattie là dove vi è salute. Troppe cose, oggi, mettono in dubbio molti teologi e maestri di spirito! Negano esservi infermità causate da forze soprannaturali, senza però saper comprendere e curare, con mezzi naturali, certe infermità. Alcune malattie difficili e nascoste, infatti, opprimono il corpo, ma non nascono dal corpo. Nascono nelle zone dove si agitano i regni dello spirito.
I regni dello spirito sono due: quello buono che viene da Dio e quello cattivo che viene da Satana. Sono due regni completamente diversi, che perciò causano effetti opposti. Non si può servirne uno senza tralasciare l’altro, perché si oppongono a vicenda (Vangelo di Matteo 6,24). Gli effetti che provengono dallo spirito buono, portano sempre con sé pace, umiltà, sopportazione, amore, beatitudine. Gli effetti che provengono dallo spirito cattivo, invece, portano con sé turbamento, superbia, agitazione, odio, ira, maledizione. A volte il Signore, come mezzo e grazia per crescere in santità e ottenere un maggior grado di beatitudine, può permettere ai suoi figli fedeli, predestinati alla gloria (Lettera di Paolo ai Romani 8,29-30; Lettera di Paolo agli Efesini 1,11), infermità e prove che sono passaporto per il regno dei cieli. Satana, invece, provoca malattie come vendetta contro Dio e i suoi testimoni, oppure come prezzo da pagare per chi ha peccato ed ha ceduto alle sue seduzioni. Questi ultimi sono poveri di una povertà orrenda, perché è perdita della grazia e del regno di Dio. Dice il Signore: «Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!»(Vangelo di Matteo 6,19-23).
Le più interne e invisibili infermità, quelle dello spirito, sono tutte opera del maligno. Curvano l’anima, rovinano i sensi e la parola, portano ad aberrazioni morali, perché schiacciano e uccidono lo spirito. I rimedi umani contro queste infermità ottengono poco o nulla. Solo il Signore può liberare l’anima del posseduto dalla maligna schiavitù, rendendola limpida e santa come quando era abitata dalla grazia. Solo Gesù, il Medico delle anime e dei corpi, può salvare. Lui solo libera lo spirito malato dall’influsso che lo tiene curvo, ed esso si raddrizza, vede, ringrazia e glorifica il Signore come i miracolati del Vangelo.
Gesù dice anche a noi: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti» (Vangelo di Matteo 8,22). Non associamoci a chi è morto nell’anima, a chi compie il male, a chi vuol distruggere la fede, a chi ha come suo dio il mondo, a chi bestemmia contro lo Spirito Santo, a chi è tutto materia e niente spirito, a chi crede solo a ciò che vede e vede solo ciò che vuole, poiché: «Quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso!» (Vangelo di Matteo 15,14).

LE PIÙ PERICOLOSE POSSESSIONI
Quando Dio può disporre di un intelletto e usarlo perché lo serva, sempre nel rispetto della sua libera volontà, gli trasfonde un’intelligenza soprannaturale che aumenta di molto quella naturale. I vari profeti dell’antico testamento, come Isaia, Geremia, Ezechiele, Daniele e tutti gli altri, mentre ricevevano le profezie che riguardavano il futuro o le interpretazioni che riguardavano il presente, le comprendevano nella loro mente e potevano esprimerle con le loro parole. La profezia può riguardare avvenimenti futuri che si possono compiere per decreto divino, oppure verità che riguardano la rivelazione della Parola di Dio e la sua trasmissione alle folle.
Tramite la «possessione» divina, che viene dall’azione dello Spirito Santo, la creatura viene assorbita nella luce soprannaturale, mettendo di suo unicamente la buona volontà di amare il Signore, l’abbandono ai suoi voleri, la pratica delle virtù e il dominio dei sensi. L’anima tutto vede e comprende in modo chiaro e veloce, in modo semplice e intuitivo, senza bisogno di grandi studi, di molti libri o di estenuanti meditazioni (Vangelo di Giovanni 16,13). Quando, infatti, la mente è pulita dalla corruzione del peccato ha vista più lontana e più limpida di quando invece perde la grazia.
Noi vediamo perché c’è la luce. Grazie alla luce – specie quella naturale – contempliamo il bello e il brutto, il pulito e lo sporco, il chiaro e lo scuro, il grande e il piccolo, il colore e il grigio, ogni meraviglia di questo mondo. Così, più uno è nella luce di Dio, più vede, conosce, comprende, ama, si santifica, si perfeziona, si divinizza (Vangelo di Giovanni 17,6-8.22).
Anche il demonio ha i suoi posseduti, ai quali comunica un’intelligenza volta al male, a nuocere, a distruggere, ad offendere Dio e l’uomo: sono coloro che spontaneamente gli si sono concessi per trionfare e godere in questo mondo. L’azione satanica, nell’anima consenziente, è continua e porta per gradi alla totale scienza del male, sia in campo spirituale, sia in quello materiale. Carne e spirito si degradano così tanto che l’anima diventa sempre più tenebrosa fino, a scomparire, mentre anche il corpo si abbruttisce nei vizi della superbia, avaria, lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Sono queste le peggiori possessioni. Nulla appare all’esterno per l’uomo comune. Solo chi ha la luce di Dio vede l’anima morta e sente il suo fetore di peccato. Purtroppo tali «indemoniati» attirano nella loro azione seduttrice e devastatrice molte persone, specie i giovani ed i poco formati nello spirito.
La possessione diabolica non si manifesta soltanto con le azioni incomposte, i salti, le urla, gli atti osceni, i mutismi, lo spumeggiare della bocca, il girovagare senza meta, l’aggressività, la ragione intorpidita e confusa, il disordine e la sporcizia, il vizio dilagante, la lussuria sfrenata, la bestemmia e altre azioni blasfeme. Vi sono anche le possessioni nascoste, sottili ma potenti, le più pericolose, perché non ostacolano e non indeboliscono la ragione, ma anzi la sviluppano nel servire Satana che la sostiene, impedendo a tali persone di compiere azioni buone. Le più vere e numerose possessioni sono quelle che fanno aridi i cuori all’onestà, all’amore, alla fede, alla castità, e li rendono un covo di vizi immondi.
Molti, al giorno d’oggi, pur non commettendo azioni malvagie e drammatiche come certi individui del passato, appaiono persone normali, ma in realtà sono posseduti dal male, che servono con dedizione e costanza. Costoro colpiscono Dio e la Chiesa, più o meno apertamente, gridando dal loro cuore e dalla loro mente, più che dalla bocca, queste parole: «Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci!» (Vangelo di Marco 1,24). Costoro odiano Dio, che ha mandato Gesù Cristo, e odiano Gesù Cristo, che è Figlio di Dio, perché la Chiesa parla di virtù, di sacrificio, di penitenza, di conversione, di amore al prossimo e a Dio, di impegno, di fede, di preghiera, di paradiso e di inferno, di giudizio e di castigo, di premio e di condanna. Non vogliono saperne di vita eterna, di salvezza dell’anima, di preghiera, di castità (Vangelo di Matteo 7,13). Quel crocifisso appeso sulle pareti li rimprovera e li irrita, è una lama che penetra e punge (Lettera agli Ebrei 4,12), poiché predica una legge che loro non vogliono osservare, una parola che non vogliono ascoltare, una vita che non vogliono imitare. «Stavamo bene così, e invece sei venuto Tu a tormentarci con queste maledizioni: “Guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame. Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete. Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi”» (Vangelo di Luca 6,24-26). Perciò ecco che tolgono il crocifisso o lo fanno togliere astutamente, autogiustificandosi di fare cosa buona e giusta per rispetto e giustizia a chi non crede.
Ma il crocifisso rimarrà sempre, alto sulle pareti, per attirare a sé gli uomini di buona volontà che vogliono essere salvati. Se non nei pubblici edifici, almeno nelle case cristiane e specie nei cuori buoni e fedeli, il crocifisso rimarrà. Non passerà la generazione dei figli di Dio, la generazione dei credenti, dei veri cristiani, dei fedeli alla Chiesa, prima che il tempo sia compiuto e il figlio dell’uomo venga (Vangelo di Matteo 16,18; Vangelo di Marco 13,26-31).